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Consorzio Piomba-Fino: un affare di famiglia

Nel nuovo Cda nominati il figlio del sindaco di Castilenti, il fratello di un assessore di Atri e un ex componente della Giunta di Silvi. Verrocchio (Pd): “Vergognoso”

ATRI – Il figlio, il fratello e l’ex assessore. Potrebbe essere il titolo di un B-movie anni ’70 o di uno spaghetti-western. Invece è il film andato in scena al Consorzio Piomba-Fino, l’ente preposto alla gestione dei rifiuti per i Comuni di Atri, Silvi, Pineto, Montefino, Castilenti, Arsita, Castiglione Messer Raimondo e Bisenti.

I protagonisti sono i nuovi componenti del Consiglio d’amministrazione, nominati lo scorso 19 luglio dall’assemblea dei soci. Come dice il ‘titolo’ del film, i tre prescelti dai sindaci-proprietari dell’ente, a seguito di un bando pubblico (che tanto pubblico pare non essere stato), sono Pier Gianni Cilli, figlio del sindaco di Castilenti Guerino Cilli, Alessandro Italiani, fratello dell’assessore all’ambiente del Comune di Atri, Umberto, e Alessandro Valleriani, l’ex assessore-cittadino ‘inventato’ dal sindaco di Silvi, Gaetano Vallescura, e poi sacrificato in un rimpasto di Giunta.

Casuale concentrato di meritocrazia sotto lo stesso tetto familiare? Per il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio, non è così: “Quello che il centrodestra è stato capace di fare per le nomine del consorzio Piomba-Fino è senza vergogna”, tuona mettendo nel mirino direttamente i primi cittadini coinvolti: “Chiediamo le dimissioni immediate dei tre sindaci di Atri, Castilenti e Silvi, autori di questa pagina vergognosa per le istituzioni”. Le perplessità del segretario dei Democratici si appuntano anche sulle procedure adottate per la pubblicazione del bando, risalente al 29 giugno. “È scandaloso che del bando non sia stata fatta alcuna pubblicità – dichiara Verrocchio – neanche da parte del consorzio, e non può che far aumentare i sospetti il fatto che ad oggi i nomi del nuovo Cda ancora non siano stati pubblicati sul sito”. Un sito che (come si può facilmente constatare) definire carente di informazioni utili è poco. Ma nemmeno i Comuni soci, sostiene Verrocchio, avrebbero dato adeguata evidenza al bando, tanto che, alla scadenza del 18 luglio, sarebbero arrivate solo sei candidature. Tra queste, come detto, sono stati scelti i tre nomi ‘familiari’.

Questi sono i metodi del centrodestra, e sono qualcosa di vergognoso – aggiunge Verrocchio – Tutto viene fatto in famiglia, oppure per sistemare un ex assessore il cui compito non era stato chiaro neanche al sindaco Vallescura il giorno in cui aveva deciso la sua nomina”. Hanno ragione poi i cittadini, osserva il segretario Pd, ad ingrossare le fila dell’antipolitica. “Tutto è stato fatto in spregio ai più elementari principi di trasparenza, e le nomine sono state fatte solo per puntellare tre amministrazioni che ormai sono agli sgoccioli e che sono completamente delegittimate agli occhi dei loro cittadini. Invece di pensare ai problemi del consorzio, il centrodestra si preoccupa di sistemare i propri familiari”.

Una procedura che, se raccoglie il biasimo da un punto di vista dell’opportunità (“il sindaco di Castilenti, controllore, che nomina suo figlio, controllato”, rileva Verrocchio), lascia molti dubbi anche da un punto di vista della legittimità. “Non venissero a dire – prosegue il leader provinciale dei Democratici, anticipando le obiezioni dei diretti interessati – che i consiglieri non percepiscono indennità, perché è ancora pendente un contenzioso aperto dal vecchio Cda che ha inoltrato un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento”. Per questo, oltre la condanna politica (con la richiesta di dimissioni di “questa farsa di Cda”), si aprono anche altri fronti: “Denunceremo questo caso in tutte le sedi competenti”, assicura Verrocchio, prima di concludere spostando lo sguardo dentro altri enti: “Mentre il Pd chiede di aprire alla trasparenza le società pubbliche, come abbiamo chiesto per il Ruzzo e come continueremo a fare, e mentre il sindaco di Teramo Brucchi ci accusa di populismo, ecco di cosa è capace il Pdl”.

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Alluvione, Chiodi “porta a casa” 25 milioni

Il presidente della Regione a Teramo: “Abbiamo fatto un buon lavoro”, ma per la neve frizioni col Governo.

TERAMO – Un Gianni Chiodi raggiante quello che stamattina, nella “sua” Teramo, ha annunciato l’arrivo dei fondi, 25 milioni di euro, per i danni dell’alluvione del marzo 2011. Il Governatore, insieme al presidente della Provincia Valter Catarra, al suo vice Renato Rasicci, assessori e dirigenti dell’Ente di via Milli, ha illustrato lo stanziamento, già reso noto pochi giorni fa, della somma.

Si tratta di 20 milioni di euro dei fondi Fas che arrivano, grazie alla firma dell’ordinanza, dalla Regione Abruzzo e 5 milioni stanziati dal Governo centrale e a carico del fondo della Protezione Civile. Soldi che, di certo, non bastano a coprire tutti i danni provocati nel Teramano dall’alluvione (stimati attorno ai 125 milioni di euro) ma che fanno tirare un sospiro di sollievo ad un territorio messo in ginocchio dalla calamità.

L’ordinanza porta la firma di Franco Gabrielli, capo dipartimento della Protezione Civile, e vede la nostra regione essere l’unica in Italia a ricevere per intero i Fas. La stessa ordinanza nomina il presidente Catarra commissario delegato per il superamento dell’emergenza.

“Si tratta di fondi che abbiamo recuperato dai Fas 2000/2006 e non utilizzati. Ora questi soldi arrivano a Teramo e saranno utilizzati per l’alluvione dello scorso anno – ha commentato Chiodi nel corso della conferenza stampa in Provincia -. Sono felice di essere qui oggi per annunciare questo stanziamento: è un fondo che potevamo utilizzare in tanti modi, ma che abbiamo voluto destinare ai danni causati dalla calamità naturale. Ci tengo a ricordare come ai 25 milioni di euro si affianchino anche altri fondi per il Teramano, come i 6 milioni di euro per la realizzazione ed il completamento della pista ciclopedonale Teramo-Mare”.

Il presidente Chiodi non ha mancato di elogiare il lavoro condotto sia dalla Regione che dagli enti locali, nello specifico Provincia e Comuni teramani per “l’impegno profuso già all’indomani dell’alluvione: grande coordinazione e collaborazione nel gestire l’emergenza e le problematiche successive di concerto con la Regione e la Protezione Civile – ha detto Chiodi – che hanno portato buoni frutti. Non nascondo inoltre una certa sorpresa per la capacità che Provincia e Comune di Teramo hanno avuto nel tradurre in azioni le dotazioni finanziarie della Regione: si tratta della prima volta, infine, che i sindacati non sollevano polemiche per il mancato utilizzo di fondi europei. Questo significa che Comuni, Province e Regione lavorano bene”.

Dei 25 milioni di euro, oltre 13 sono per le somme urgenze: soldi in parte già spesi da Provincia e Comuni teramani all’indomani dell’alluvione. Ora il prossimo passo è la pianificazione degli interventi: a questo si provvederà entro 50 giorni con la elaborazione di un piano d’azione cui lavoreranno attuatori, il commissario Catarra e il commissario vicario, Enrico Mazzarelli. Un organismo che, senza costi per le casse regionali, dovrà “rifare” i conti, rivedere le stime pervenute pochi giorni dopo la calamità e pianificare azioni concrete. Insomma, capire e decidere quanto dare ai numerosi comuni che hanno subito danni.

Chiodi è tornato a sottolineare i buoni risultati raggiunti dalla Regione Abruzzo in termini di debito pubblico e occupazione, di crescita e investimenti, riservando qualche stoccata al Governo Monti: “Noi abbiamo dimostrato che abbattere il debito pubblico senza alzare le tasse ai cittadini è possibile. Monti, invece, ha battuto il record di pressione fiscale e debito pubblico: è evidente che c’è qualcosa che non va nel suo operare” ha detto Chiodi che ho sottolineato le criticità che, nel dialogo col Governo, le Regioni stanno avendo relativamente ad un’altra emergenza, non solo abruzzese: la neve dei mesi scorsi. Non si vedrà, lascia capire Chiodi, il becco di un quattrino dallo Stato, almeno per ora, per i danni. “Non vediamo uno spiraglio ad oggi su questo fronte, la situazione è complicata e da parte del Governo c’è una certa chiusura – ha commentato il governatore -. L’aver abbandonato il tavolo nella conferenza Stato-Regioni parla chiaro: non è nello stile dei governatori, ma lo smarrimento e la scarsa determinazione del Governo ci hanno spinto a farlo”.

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Salviamo il Borsacchio: andiamo in bici

GIULIANOVA – Immaginate una lunga via che dalle Marche arrivi fino al basso Abruzzo. Un tracciato costiero da percorrere in bici sentendo l’aria frizzante del mare, il rumore crespo degli alberi, il silenzio di una riserva che si tutela. Bello, ovviamente; purtroppo, però, almeno quel silenzio per ora ci è precluso. Sì perché, se da San Benedetto fino a Cologna tutto fila liscio, con piste ciclabili più o meno attrezzate, arrivati al Borsacchio la ‘via’ s’interrompe.

Un buco nero”, l’ha definito Raffaele Di Marcello del Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano, nel corso di un incontro (‘Cicloturismo e Via Verde’) tenutosi ieri pomeriggio nella sede giuliese del Corso di laurea in Scienze del turismo culturale e dello sport.

L’appuntamento, visto il periodo, ha rappresentato un’occasione per fare il punto sulla riperimetrazione della Riserva. Presenti anche Enzo Di Salvatore, costituzionalista attento alle tematiche ambientali, e Fabio Celommi, presidente del Comitato difesa del Borsacchio. Dunque, un mix di argomenti fortemente interconnessi, perché se il cicloturismo rappresenta una ricetta capace di “generare reddito per gli operatori”, allo stesso tempo è in grado di preservare le qualità e le valenze naturali di territori protetti, proprio come il Borsacchio. È un modo di fruire le bellezze turistiche condiviso e attento, fa intendere Di Marcello, che invita ad essere parte attiva del luogo che si visita, lasciando spazio alle emozioni e alla partecipazione, piuttosto che al consumo disattento.

Peccato che in Abruzzo il percorso, il ‘Corridoio verde adriatico’, viva alcune deficienze come quella del Borsacchio, dove poco è stato fatto a causa della mala gestione, costringendo il turista in bici a riversarsi sulle strade per poi tornare in pista a Roseto. E con la riperimetrazione cosa cambia? Per ora nulla, a causa anche di alcune ambiguità presenti nella legge che sancisce i nuovi confini.

Sul tema torna a far chiarezza Enzo Di Salvatore che, ai punti di illegittimità già descritti, rileva una ‘curiosa’ contraddizione presente nel testo. Nello specifico, spiega, non si capisce chi deve approvare cosa. Infatti, da una parte la legge dà le competenze di gestione al Comune di Roseto, che deve redigere il Piano di assetto naturalistico per poi inviarlo in Regione che l’approva entro un anno, e dall’altro sempre il Comune deve nominare l’Organo di gestione della Riserva entro 90 giorni dall’entrata in vigore del testo. L’amministrazione rosetana, quindi, deve approvare il Regolamento dell’Organo, sempre entro 90 giorni, trovandosi così ad avere sia la facoltà di nominare che le competenze dell’Organo nominato.

A ben vedere, però, il Comune di Roseto dovrebbe solo ed esclusivamente nominare l’Ente di gestione senza attribuirsene le funzioni se non in una fase provvisoria, altrimenti, si chiede il docente, “chi ha facoltà di approvare il regolamento? Il Comune o l’Organo di gestione?” E ancora, “se la gestione è demandata al Comune di Roseto, come scritto nella legge, di chi sono le reali competenze? Del Comune o dell’Organo di gestione?”.

Un’ultima ambiguità riguarda la copertura economica. Fa notare Celommi che nel testo approvato in Regione si legge che la riperimetrazione non avrà “oneri finanziari”, pur prevedendo la redazione del nuovo Pan. E, per intenderci, il vecchio Pan fu redatto avendo a disposizione circa 250 mila euro. Una cifra considerevole, quindi, anche se alcune indiscrezioni parlano di un utilizzo di risorse effettivo di ‘soli’ 50 mila euro.

martinsicuro la nuova giunta

Martinsicuro, ecco la nuova Giunta

MARTINSICURO – Dopo la festa ci si mette al lavoro. Paolo Camaioni, neo sindaco di Martinsicuro, smaltita l’emozione per la vittoria, è pronto ad ufficializzare la sua squadra. La firma sui nomi scelti arriverà tra domani e sabato, ma il quadro è pressochè certo.

Partiamo dall’unica donna della Giunta, Debora Vallese. Sarà lei il vice sindaco con delega all’urbanistica. Al più votato, Stefano Ciapanna, viene affidato l’assessorato al Bilancio e Personale. Lavori Pubblici e Ambiente vanno ad Andrea D’Ambrosio, mentre Servizi Sociali e Pubblica Istruzione a Giulio Eleuteri. Assessore al Turismo e Commercio sarà Massimo Corsi.

Questi i cinque assessori, ma la squadra di Camaioni sarà arricchita da consiglieri che avranno deleghe volte a snellire il lavoro del primo cittadino e dell’intera Giunta ma anche, come lo stesso neo sindaco ha sostenuto in più occasioni, volte a rappresentare punti di riferimento per i cittadini.

Come promesso ci sarà un delegato alla sicurezza che, con ogni probabilità, sarà Sandro De AngelisMarco Ceci si occuperà di partecipazione e trasparenza, Federico Nardi di decoro urbano. Alle attività produttive Olivio De Cesari, allo sport e politiche giovanili Orlando Di Paolo.

Il lavoro di tutti sarà, garantisce il sindaco, affiancato dal contributo dei non eletti che daranno man forte, in termini di dialogo e proposte, alla squadra così composta. Ventresca, ad esempio, ex militare in congedo, affiancherà il delegato alla sicurezza De Angelis. Insomma, il neo sindaco è pronto a schierare il suo esercito: chi sta in prima linea chi nelle retro vie, ma ognuno, è convinto il primo cittadino, lavorerà per il bene di Martinsicuro.

tagliati confini della riserva borsacchio

Borsacchio, tagliati i confini della Riserva

L’ostruzionismo dell’opposizione non basta: il Consiglio regionale approva la riperimentrazione. Fuori l’Annunziata, dentro i calanchi. E c’è chi promette battaglia

L’AQUILA – Manca solo la pubblicazione sul Bura, poi la riperimetrazione della riserva naturale del Borsacchio sarà legge. Con 26 ‘sì’ e 9 ‘no’ la proposta del consigliere regionale Berardo Rabbuffo (Fli) è stata approvata a maggioranza nel corso dell’assise odierna (favorevole anche Claudio Ruffini in dissenso dal Pd).

All’inizio tutto faceva presagire ad uno slittamento dei lavori, vista la mole di emendamenti presentati dai consiglieri d’opposizione Maurizio Acerbo (Rifondazione), Walter Caporale (Verdi), Cesare D’Alessandro (Idv) e Antonio Saia (Comunisti italiani). L’ostruzionismo, però, è stato sconfitto con l’approvazione di un sub-emendamento che ha fatto decadere gran parte dei testi.

Stando a quanto descritto nel corso della discussione, il nuovo perimetro aumenta ‘numericamente’ i km2 della riserva, ma elimina dai confini alcune porzioni di spiaggia come quella che da Cologna va fino al quartiere dell’Annunziata. Oltre al territorio giuliese, vanno via dalla riserva anche diverse aree antropizzate come Contrada Giammartino. Entrano invece alcuni territori interni, ad esempio i calanchi.

Sul tema specifico, gli oppositori alla riperimetrazione hanno precisato che il loro atteggiamento non è mai stato contrario alle legittime richieste di chi non può operare trasformazioni o piccole opere a causa delle leggi in vigore in attesa del Pan (Piano d’assetto naturalistico). Al contrario, hanno aggiunto, sono state presentate diverse soluzioni per venire incontro agli abitanti delle aree edificate, come quella delle deroghe alle Norme di salvaguardia, peraltro sostenuta anche dal dirigente regionale Antonio Sorgi (giudicata però impraticabile, ad esempio dal docente Enzo Di Salvatore).

Acerbo, Saia e D’Alessandro hanno più volte lanciato l’allarme circa la presunta illegittimità del testo approvato, votato senza il parere degli enti locali in Conferenza dei servizi e, stando alle critiche del consigliere dell’Idv, composto da commi che non “hanno la copertura finanziaria”. Ancora, da più parti si è fatta menzione circa le presunte pressioni a cui avrebbe ceduto lo stesso consigliere del Fli, da parte di noti imprenditori con mire “speculative” proprio sull’area protetta.

Sempre D’Alessandro ha poi contestato la legittimità stessa della discussione, attaccando duramente sia l’approvazione del sub-emendamento che il contenuto della proposta Rabbuffo, al punto da minacciare il ricorso alla Procura della repubblica. Acerbo, quindi, ha avvertito tutti che “la battaglia non è finita” e che si “combatterà” in tutte le sedi opportune per far si che il confine attuale non trovi compimento.

martin cerreto

Martinsicuro, ecco le liste: non c’è Fli

MARTINSICURO – La sorpresa dell’ultim’ora è l’abbandono di Fli, che non ha presentato la lista per le elezioni amministrative di Martinsicuro. Il candidato sindaco Toni Lattanzi, coordinatore provinciale del partito, non sarà della competizione: la formazione politica impegnata nella nascita del Terzo Polo esce, così, di scena.

“E’ stata una mia decisione di cui mi assumo le responsabilità – dichiara Lattanzi a L’altra Parola, dopo la conferenza stampa di questa mattina – ma ho preso atto che non c’erano le condizioni. Ritengo che sia stata la scelta migliore”. Anche contro la volontà del partito che, forse, avrebbe voluto comunque essere presente. Ma troppo forti appaiono i due schieramenti maggiori e la lista civica ‘Città Attiva’ per pensare di poter vincere e, inoltre, ci sarebbe stato il concreto rischio di non eleggere alcun consigliere pur ottenendo un buon risultato. “Avremmo creato un effetto capace di falsare le elezioni – aggiunge Lattanzi – rischiando di favorire chi cavalca l’antipolitica, perciò ci siamo tirati indietro per rispetto dei martinsicuresi”.

A pesare nella scelta anche il progetto sfumato di dar vita subito al Terzo Polo (l’Udc appoggia Vagnoni, l’Api sta con Buonaspeme): “Noi rimaniamo il fulcro del progetto che non dev’essere solo la somma dei partiti attualmente coinvolti, ma deve aprirsi alle associazioni, ai cittadini e ad altri soggetti oggi impegnati in altri partiti”. Come si comporterà ora il Fli? “Guardando le liste non pensiamo che possano governare per cinque anni e comunque non darebbero quel cambio di direzione che Martinsicuro aspetta – è convinto Lattanzi – Continuerò a lavorare per la nascita del Terzo Polo, anche contro chi ha posto il veto alla lista unitaria per vecchie questioni personali tra esponenti dell’Udc e del Fli”. Giovedì sera, intanto, gli iscritti e i simpatizzanti di Futuro e libertà si riuniranno per decidere se dare il loro appoggio ad una delle liste in campo o lasciare libertà di scelta sul voto del 6 e 7 maggio.

LE LISTE – Altro colpo di scena dell’ultimo momento riguarda la civica ‘Martinus’. All’atto della presentazione della documentazione, la lista dei candidati a supporto di Gianfranco Tommolini non è stata accettata. Saranno quattro, quindi, le liste e i rispettivi candidati sindaci che si contenderanno la poltrona di primo cittadino. Il centrosinistra si presenta unito sotto il nome ‘Cambiamo Insieme’. Pd, Idv, Sel, Sum, Verdi, Api e Socialisti hanno trovato già da tempo l’accordo sul nome di Andrea Buonaspeme, 38 anni, consulente per l’innovazione. I sedici candidati della lista sono: Gianni Alessandrini (architetto, 56 anni), Giorgio Anedda (dirigente settore farmaceutico, 48 anni), Simona Antonini (assistente sociale, 32 anni), Concetto Benizi (pensionato, 67 anni), Giuseppe Capriotti (laureato in Scienze Politiche, 30 anni), Giovanni (detto Gianni) Carbone (operaio, 55 anni), Dante Cicchi (geometra, 39 anni), Amalia Cocchini (medico del lavoro, 55 anni), Guido D’Ascanio (ingegnere, 42 anni), Daniela De Luca (ragioniera, 52 anni), Elisa Foglia (avvocato, 31 anni), Marco Foglia (professore, 60 anni), Marco Massetti (commerciante, 37 anni), Mauro Paci (impiegato, 58 anni), Massimo Pulcini (sostituto commissario di Polizia, 53 anni), Paolo Verdecchia (studente, 21 anni).

Diverso il discorso nel centrodestra, che perde un pezzo importante come la Lega Nord (era parte della Giunta uscente di Abramo Di Salvatore con Alberto Tuccini). Candidato sindaco è il giovane rampante del Pdl truentino, Massimo Vagnoni(avvocato, 35 anni), consigliere provinciale e comunale. La lista ‘Progetto Comune’ è appoggiata da Pdl, Udc, Liberalsocialisti e La Destra. Questi i candidati: Giuseppina (detta Pinuccia) Camaioni (Liberalsocialisti), Marco Bruno Cappellacci (Pdl), Gottardo Ciapanna (La Destra), Concetto Di Francesco (Udc), Antonio Di Tommaso (Pdl), Mauro Ferri (Udc), Laura Leoni (La Destra), Roger Marconi (indipendente), Giulio Martiniani (indipendente), Marcello Monti (Udc), Vincenzo Ritrovati (Udc), Mario Silvestrone (Pdl), Simone Staffilani (indipendente), Alduino Tommolini (Martin Rosa), Silvia Tommolini (indipendente), Ottavia Vallese (Pdl).

La Lega Nord, come detto, corre da sola con pezzi importanti fuoriusciti dal Pdl. A partire dal candidato sindaco, Francesco Tommolini, geometra di 48 anni, assessore dimissionario della Giunta Di Salvatore. A comporre la lista ci sono Patrizia Ciufegni, Cristian Manca, Alberto Tuccini, Franca Ferreri, Pino Rella, Raffaele Fiorentino, Fiorenzo Martiniani, Dante Rossoli, Mauro Ciampetti, Paolo Antelli, Roberto Del Toro, Silvano Ambrosi, Lucia Di Virgilio.

Pronta ai blocchi di partenza anche la lista civica ‘Città Attiva’, con il candidato sindaco Paolo Camaioni (46 anni, dirigente d’azienda), già presentatosi autonomamente alle scorse elezioni, con un ottimo riscontro di voti. I candidati sono Stefano Ciapanna (45 anni, commercialista), Andrea D’Ambrosio (42 anni, ingegnere), Massimo Corsi (37 anni, consulente finanziario), Marco Ceci (40 anni, libero professionista), Paolo Cistola (46 anni, commerciante), Sandro De Angelis (45 anni, category manager), Olivo De Cesaris (50 anni, responsabile magazzino), Orlando Di Paolo (30 anni, istruttore scuola calcio), Giulio Eleuteri (45 anni, imprenditore), Boris Giorgetti (37 anni, avvocato), Silvano Lupacchini (44 anni, sovrintendente corpo forestale dello Stato), Federico Nardi (47 anni, commerciante), Roberto Prosperi (22 anni, dipendente Media World), Roberta Spinosi (48 anni, operatore turistico), Debora Vallese (38 anni, architetto), Sandro Ventresca (60 anni, luogotenente carabinieri in congedo).

Martinsicuro è il comune più grande della provincia di Teramo in cui si andrà al rinnovo delle cariche amministrative. Sedici i consiglieri che siederanno in Consiglio, dopo l’applicazione delle riduzioni del 20% per i Comuni con più di 10mila abitanti, cinque gli assessori in Giunta.

In venti punti i fallimenti di Teramo

Dalla cultura ai rifiuti, dalla viabilità alle tasse fino alla lotta interna del Pdl: l’attacco di Fli all’amministrazione cittadina.

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Teramo provincia

Il Consiglio provinciale non chiude agli idrocarburi

Il centrodestra boccia la mozione di Mercante (Idv) contro le richieste di ricerca, ma tre consiglieri di maggioranza non votano per ragioni “territoriali”

TERAMO – Rischio petrolizzazione sul territorio teramano: il Consiglio provinciale si spacca sulle richieste di ricerca di idrocarburi presentate dalla Medoilgas (denominate Villa Carbone e Villa Mazzarosa). La mozione del consigliere dell’Idv Riccardo Mercante, che impegnava il presidente della Provincia a chiedere alla Regione una moratoria sul rilascio dei permessi, la revisione della normativa regionale e ad inviare osservazioni negative da parte degli uffici provinciali, viene respinta dalla maggioranza, ma con alcuni mal di pancia evidenti all’interno del centrodestra.

Dieci i voti contrari e nove quelli favorevoli alla mozione, ma al momento del voto non sono presenti in aula i consiglieri Nicola Di Marco (Liberalsocialisti), presidente del Consiglio comunale di Roseto che appena ieri sera ha approvato all’unanimità il no alle trivelle nel Borsacchio, Diego Di Bonaventura (Pdl), consigliere del Comune di Notaresco guidato dal sindaco Catarra, oppositore del rischio petrolio sul suo territorio, e Aurelio Tracanna (Udc), rappresentante di Atri, altro centro coinvolto nelle richieste.

A demolire le aspettative di Mercante è stato l’intervento dell’assessore all’Ambiente, Francesco Marconi. “Va fatta una valutazione politica – ha dichiarato rivolgendosi all’aula – in un momento di crisi occupazionale, in cui dobbiamo rivedere il modello di sviluppo futuro anche sul nostro territorio, dove l’industria è in crisi e lo stesso turismo in difficoltà, possiamo permetterci di dire ‘no’ a prescindere a delle opportunità che il territorio potrebbe avere?”. Oltre al discorso delle royalties che la Regione riceverebbe dalle società petrolifere. “Penso che bisogna ragionare e approfondire il tema – ha chiosato – per questo propongo voto contrario”. Posizione rafforzata da Flaviano Montebello (Pdl): “Siamo contrari a provvedimenti restrittivi posti in questo modo, vediamo lo sviluppo della questione perché votare o meno un ordine del giorno non cambia la questione”. Il presidente Catarra, invece, ha puntato sulla differenza tra “idrocarburi gassosi e liquidi”, almeno sulla carta nella richiesta della Medoilgas, rispolverando un vecchio claim: “Si parla del metano che ci dà una mano, il gas con cui viviamo. Sarò contrario – ha aggiunto – a trivellazioni che incidono su siti sensibili, come il Borsacchio, ma non votiamo moratorie assolute che non prendono in considerazione i singoli casi”.

Immediata la reazione dell’opposizione, schierata compatta sulla posizione anti-ricerche. “Sono scoraggiato – ha replicato Mercante – non sento argomentazioni da parte del centrodestra, non avete nemmeno il coraggio di esprimervi su questo tema”. Rincara Mauro Sacco (Idv): “La sua è una posizione riduttiva – rivolto all’assessore Marconi – il nostro territorio non ha la vocazione del petrolio, in futuro potremmo pentircene”. Renzo Di Sabatino (Pd) ha aggiunto: “L’unica grande ricchezza della regione è il territorio, l’Abruzzo non può competere sullo sviluppo industriale, non ci saranno benefici da questo tipo di intervento”. Il ricordo del Consiglio provinciale aperto organizzato a Pineto durante la passata amministrazione contro le trivellazioni in mare è stato riproposto da Ugo Nori: “Anche il centrodestra all’epoca disse ‘no’, non è possibile monetizzare la salute”. Critico anche Di Febo (Sel): “Il Consiglio è scollegato dal territorio, decidiamo qualcosa senza considerare cosa pensano in merito i comuni interessati”. Appelli rimasti inascoltati ma che restano a verbale, a futura memoria dei territori coinvolti dalle richieste di ricerca.

“Un 2012 di lacrime e sangue”

Il Consiglio comunale di Giulianova approva l’assestamento di bilancio per il 2011, ma l’anno prossimo servono 2,5 milioni per gli interessi passivi sui mutui

GIULIANOVA – Ieri, durante la discussione in Consiglio comunale sull’assestamento finanziario 2011, la sintesi più efficace l’ha espressa l’assessore al bilancio di Giulianova, Fabio Ruffini: “Il problema è solo rimandato”. Il riferimento è ai mutui che nel 2012 andranno in ammortamento con 2 milioni e mezzo d’interessi passivi da onorare. Nessuno si rilassi, insomma; scongiurati “dissesti”, “commissariamenti” e “squilibri di bilancio”, nel 2012 sono in serbo “lacrime e sangue”.

Urge però un po’ di chiarezza sul perché l’esercizio 2011 stia scivolando così beatamente verso l’approvazione nonostante gli allarmismi dei giorni scorsi. Tutto ruota, neanche a dirlo, sulla mancata vendita della farmacia comunale. La decisione fu presa per rimodulare alcuni mutui in scadenza nel 2012. Tradotto: a fronte dei tagli e delle spese già preventivate, il Comune avrebbe estinto 2 milioni e 500 mila euro di interessi passivi con la cessione ad un privato del presidio pubblico. L’asta, però, è andata deserta rimandando i pagamenti al 2012, quando il patto di stabilità imporrà al Comune un saldo positivo di oltre 2 milioni di euro (400 mila nel 2011).

Su questo punto, tuttavia, l’opposizione ha fatto notare alcune contraddizioni. “Mastromauro e la sua giunta – ha dichiarato il consigliere Franco Arboretti – per mesi hanno fatto allarmismo sui conti del Comune, descrivendo la vendita della farmacia come l’unica strada percorribile per evitare il disastro. Oggi, invece, scopriamo che un altro bilancio è possibile”. Stesso tono quello degli esponenti di Progresso giuliese e del Pdl, che insieme hanno rincarato sui costi esagerati dell’amministrazione, in particolare su rifiuti e spesa corrente. Il più critico su questo fronte è stato il consigliere Antelli (Pdl) che, ricordando l’aumento delle quote di capitale in seno all’Ente Porto e i 15 mila euro spesi per la perizia sulla farmacia, poi rimasta invenduta, ha avvertito l’intera assise che “in questi giorni, con l’arrivo dell’inverno, alcune famiglie meno abbienti stanno subendo il blocco delle forniture di gas e metano”.

Intanto il Comune approfitta di alcune entrate extra che mettono il 2011 al riparo da qualsivoglia scossone finanziario. Oltre agli introiti derivanti dalla lotta all’evasione fiscale (Tarsu e false prime case) il bilancio 2011 conterrà anche 500 mila euro di utili della Julia reti, circa 400 mila euro incassati con l’alienazione di alcune aree in via Cupa per l’edilizia convenzionata e 441 mila euro provenienti da multe ancora non pagate nel 2008, 2009 e 2010. Sul piatto, infine, è rimasto il progetto della tassa di soggiorno che, invocata da buona parte dell’opposizione, a suo dire avrebbe rappresentato una “valida alternativa ai parcheggi a pagamento che, dai 500 mila previsti, nel 2011 hanno fruttato appena 120 mila euro”.