La costa in bici: un corridoio verde interrotto
MARTINSICURO – Passato il gran caldo estivo, settembre ed ottobre sono mesi ideali per andare in giro in bicicletta, alla scoperta del nostro territorio, senza fretta ritrovando la spensieratezza di quando, bambini, trovavamo nelle due ruote un mezzo magico, che apriva nuovi mondi aiutando la fantasia a concretizzare sogni e desideri.
In Provincia di Teramo l’itinerario principale da percorrere nei week end preatunnali e autunnali è, senza dubbio, il “corridoio verde adriatico”, percorso che costeggia il mare da nord a sud, parzialmente dotato di piste ciclabili protette, pianeggiante e vicinissimo alla ferrovia, tanto da permettere, ai più pigri, un facile ritorno alla base utilizzando la formula bici+treno.
Partiamo da Martinsicuro, ai confini con le Marche. Qui iniziano subito le prime note dolenti: il collegamento ciclabile tra le due Regioni, a scavalco del fiume Tronto, ufficialmente esisterebbe, visto che il nuovo ponte carrabile sulla SS16 è stato realizzato (e molto pubblicizzato) con una corsia ciclabile sul lato est ed una pedonale sul lato ovest. Peccato che il tutto sia solo virtuale, visto che tale corsia non è collegata con percorsi ciclopedonali nè sul lato marchigiano, nè su quello abruzzese, per cui un ciclista, per raggiungere il ponte, deve avventurarsi tra svincoli e strade trafficatissime, con non poco pericolo per l’incolumità fisica. Tra l’altro il percorso ciclabile non è neppure segnalato come tale, per cui un eventuale ciclista che riuscisse ad arrivare incolume da quelle parti non capirebbe neppure dove poter passare.
Superato questo primo scoglio ci dirigiamo, costeggiando il Tronto, verso il lungomare di Martinsicuro. Anche qui non esiste una pista ciclabile, ma ci si può arrangiare, con bici adatte, passando sopra l’argine del fiume; argine che, adeguatamente sistemato, potrebbe diventare una comoda strada per ciclisti, magari circondata da un parco fluviale. Arrivati al molo di Martinsicuro, finalmente, troviamo un percorso protetto. Non una vera e propria pista ciclabile ma un percorso misto, per ciclisti e pedoni, affiancato da una sorta di sentiero che, con un idonea sistemazione, potrebbe evitare il doppio utilizzo del marciapiede esistente. Giunti a Villa Rosa finalmente troviamo una vera pista ciclabile, ricavata dal restringimento della carreggiata del lungomare (reso a senso unico). Si pedala veloci fino alla fine del Comune di Martinsicuro, quando ritroviamo il marciapiede ad uso promiscuo.
Poche centinaia di metri ed ecco il primo ponte in legno, realizzato dalla Provincia, che scavalca il Vibrata portandoci ad Alba Adriatica. La foce del Vibrata è anche un’oasi naturalistica, e qualche minuto di pausa per osservare numerose specie di uccelli in un ambiente fluviale di rara bellezza è d’obbligo. Non a caso la Provincia ha un progetto di parco fluviale con postazioni di bird watching e, superato il ponticello, in territorio di Alba Adriatica, la pista si biforca seguendo il fiume per un tratto, in direzione ovest, di circa 1 km. Rimandiamo l’esplorazione del percorso fluviale (magari a quando sarà portato a termine il progetto di parco fluviale) e continuiamo verso sud su una delle più belle piste ciclabili della Provincia. Realizzata circa 40 anni fa, ampia e ben distinta dai percorsi pedonali, la pista albense ci porta velocemente verso Tortoreto dove, dopo aver superato un restringimento di carreggiata, ci immettiamo sull’altrettanto comoda pista ciclabile tortoreta, non seconda a quella della cittadina confinante per bellezza e piacevolezza del percorso.
Arrivati al confine con Giulianova superiamo un altro ponte in legno, sul fiume Salinello, sempre realizzato dalla Provincia (come tutti gli attraversamenti fluviali ciclopedonali che incontreremo sul nostro percorso), per trovarci all’interno di una bella pineta che costeggia i campeggi della zona nord giuliese. Anche la foce del Salinello si presterebbe ad un bel parco fluviale, con un percorso ciclabile che risalga il corso del fiume fino a ricongiungersi con i Comuni dell’interno, come S.Omero e S.Egidio alla Vibrata, che hanno realizzato analoghi percorsi all’interno del proprio territorio. Ed è con questo pensiero che affrontiamo la pista giuliese, di un bel colore giallo, che ci fa attraversare la pineta e ci porta sul lungomare, dove il percorso cambia tipologia essendo ubicato sul marciapiede, distinto da quello pedonale solo da una doppia riga bianca-gialla. Qualche pedalata e, arrivati al Lungomare Monumentale, la pista cambia ancora veste, scendendo dal marciapiede e occupando parte della carreggiata, “protetta” dai parcheggi a raso delle automobili. In prossimità del porto la pista si interrompe e siamo costretti, per non passare sulla strada carrabile, ad entrare all’interno della zona portuale, stando bene attenti a non intralciare le attività dei numerosi pescherecci e natanti da diporto ormeggiati alla banchina. Ci fermiamo ad ammirare barche bellissime, tra cui spicca anche qualche yacht da sogno; poi di nuovo in sella a riprendere, usciti dal porto, la pista ciclabile, realizzata in betonella, che dopo qualche curva (il percorso è realizzato con andamento curvilineo) ci porta ad un rettilineo che ci indirizza verso il fiume Tordino.
Qui, purtroppo, troviamo la pista interrotta a causa dei danni provocati dall’alluvione del 1 marzo 2011. L’ondata di piena portò via argine e parte della pista ciclabile, e siamo costretti ad una deviazione (non segnalata) costeggiando un campeggio e svoltando a sinistra verso l’ex depuratore. Nei pressi troviamo un gazebo di Legambiente che affitta bici nuovissime, con tanto di cestello e seggiolino per bimbi, ad appena 3 euro al giorno. Chiediamo ai volontari dell’associazione se ci sono state richieste di biciclette da parte dei turisti nei mesi precedenti e ci spiegano che il successo è stato tale che continueranno per tutto l’autunno. D’altra parte è comodo lasciare l’auto in zona (c’è un grosso parcheggio gratuito) e spostarsi per la città in bici, anche solo per andare al mare. Una scelta intelligente che potrebbe trovare spazio anche in altre città. Lasciamo il gazebo di Legambiente e arriviamo al bellissimo ponte del Tordino, che, a quanto pare, è il più lungo ponte in legno lamellare d’Europa. La foce del fiume, purtroppo, è stata semidesertificata da lavori di sistemazione idraulica che trovano poche giustificazioni, tenuto conto del fatto che, in altre zone, come il Vibrata, Provincia e Regione spendono soldi per realizzare parchi fluviali, mentre qui la stessa Regione ha speso soldi per eliminare la vegetazione ripariale. Nel tratto di ciclabile interrotto dalla frana c’è un cartello che indica una fantomatica “ciclovia del Tordino”, unico segno della futura pista ciclabile che dovrebbe collegare Giulianova con Teramo. Qualche tempo fa il Comune provò a ripulire un percorso esistente che collegava la foce con la frazione di Colleranesco, verso ovest, ma il tutto è caduto nel dimenticatoio. Speriamo nel promesso, e più volte annunciato, progetto predisposto dalla Provincia di Teramo, che dovrebbe essere stato anche finanziato con fondi FAS… Ma di questi tempi anche sperare costa troppo.
Con la tristezza nel cuore superiamo il ponte ed abbiamo un’altra brutta sorpresa: in territorio di Cologna Spiaggia la pista ciclabile è solo accennata, con qualche decina di metri di segnali sull’asfalto…. ma il resto ve lo racconteremo nella prossima puntata.
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