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Frana a Pietracamela, scattano le denunce

Ad un anno dal crollo della parete rocciosa, il sindaco Di Giustino va all’attacco della Protezione Civile. E chiede l’intervento dei magistrati

PIETRACAMELA – Una frana, un disastro naturale che nel marzo 2011 ha scosso il piccolo borgo di Pietracamela. Rocce enormi si staccarono dalla parete e per un caso fortuito non travolsero case e persone. I danni, nella zona di Capo le Vene, furono ingenti: danneggiate le condotte per la captazione dell’Enel, la palestra di roccia, il parco giochi dei bambini, il sentiero Italia per i Prati di Tivo (tuttora interrotto) e, soprattutto, perse per sempre le celebri pitture rupestri di Guido Montauti.

A un anno di distanza a Pietracamela nulla è cambiato ed oggi, sul rischio persistente e sul silenzio di enti e istituzioni, il sindaco dice la sua e chiede l’intervento dei magistrati. “Un masso di frana incombe sulle case e dagli enti competenti di Protezione civile non abbiamo avuto alcuna risposta. I cittadini sono esasperati per il rischio a cui sono esposti, potrebbe verificarsi una nuova frana da un momento all’altro”, ha detto il primo cittadino, Antonio Di Giustino, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Teramo in mattinata, nella sede del Bim.

Omissioni, negligenze e ritardi negli interventi: il sindaco vuol vederci chiaro. Di Giustino ha presentato un esposto contro gli organi della Protezione Civile: “Chiamiamo in causa la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il dipartimento di Protezione civile nazionale – ha illustrato il legale del sindaco, l’avvocato Wania Della Vigna – il commissario delegato della Protezione civile, la Protezione civile regionale presso la Regione Abruzzo, fino al commissario delegato alla ricostruzione”. Infatti, la situazione di precarietà del blocco roccioso era emersa già a seguito del terremoto del 2009, quando alcuni massi si staccarono dalla parete. Da una successiva relazione tecnica voluta dalla Protezione civile (alla quale Di Giustino si era prontamente rivolto), emergevano “vistose fratture” e “fenomeni di crolli”, fino a prevedere il “rischio elevato di frana attiva”. Un epilogo che puntualmente si è verificato nel 2011.

Subito il danno, Di Giustino si era attivato immediatamente per trovare i finanziamenti necessari alla messa in sicurezza dell’area di Capo le Vene. La Presidenza del Consiglio dei ministri, con una nota inviata alla Prefettura, aveva stabilito che i fondi da cui attingere erano quelli per la ricostruzione post-sisma, riconoscendo in tal modo il nesso di causalità tra il terremoto e la frana. Lo scenario, però, cambia dopo una conferenza di servizi convocata il 28 giugno 2011, in cui il Comune presenta un preventivo di spesa per la messa in sicurezza (e per poter riaprire la ‘zona rossa’, l’area tuttora interdetta a ridosso della frana) di 500mila euro.

“In quella sede – ha spiegato Di Giustino – la Protezione civile ha tentato di confutare la correlazione con il terremoto, forse per non mettere a disposizione di Pietracamela la parte di fondi per la ricostruzione necessari all’intervento”. Da quel momento (più di un anno fa) solo silenzio da parte degli enti competenti”. Gli abitanti di Pietracamela (per la messa in sicurezza di tutte le zone a rischio del borgo servono 2,5 milioni di euro) sono stanchi di aspettare.

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