arte

Otto giorni di ‘Ripattoni in Arte’

La rassegna aprirà i battenti alle 19 con l’inaugurazione della mostra d’arte sacra ‘Uno sguardo verso l’alto’ allestita nella chiesa parrocchiale di San Giustino. Alle 20.30, la prima giornata proseguirà con la presentazione del libro di Roberto Michilli ‘La più bella del reame’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore, e alle 21.30 con il concerto di violino e chitarra a cura di Maria Vittoria Di Donato e Massimo Di Gaetano.

Lunedì 30 ancora musica alle 21.30 con il duet pianoforte e chitarra di Aldo Laurenzi & Martin Diaz. Martedì 31 si tornerà di nuovo a parlare d’arte: dalle 9 alle 17 il centro storico ospiterà il concorso di pittura ‘Premio Sorgentone’. Mercoledì 1° agosto doppio appuntamento, sempre alle 21.30, con Marco Biondi e la sua psichedelic guitar nell’area concerti Cortile delle Suore, e con Loris Pizii ‘In the new world tour’ nell’area concerti stand Pro Loco.

Il 2 agosto invece sarà la volta del duo Laurenzi & Diaz (ore 21.30), mentre venerdì 3 agosto l’appuntamento è alle 21 con ‘Musica dipinta’, un’estemporanea di pittura dal vivo a suon di musica. Alle 21.30 in programma l’Interamnia Ensemble quartet. Sabato 4 agosto la letteratura tornerà protagonista con la presentazione, alle 20.30 in largo degli Alberetti, del libro di Nicola Catenaro ‘Il diavolo all’incrocio’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore. Seguirà il pianobar di Aldo Laurenzi. Chiuderà la rassegna, domenica 5 agosto alle 21.30, il concerto ‘Madre Tierra’, musica bossa nova del duo Daniele Ferretti & Martin Diaz.

Sabato 4 e domenica 5 agosto, inoltre, a partire dalle 21 si darà spazio alla fantasia dei bambini con l’animazione a cura dell’associazione Tric-Trac di Montorio al Vomano e con la festa-spettacolo a base di gag, musica e truccabimbi ‘La Pagliaccia Babbuccia’.

Tutte le sere infine, dalle 19 in poi, si potranno gustare arrosticini e altre specialità gastronomiche nell’area stand della pro loco di Ripattoni, mentre in largo degli Alberetti verranno realizzati fantasiosi drink e cocktails.

Durante tutto il periodo della rassegna, i vicoli del borgo antico faranno infine da cornice naturale alla rassegna d’arte contemporanea, fra pittura, scultura e artigianato artistico. Tanti gli artisti che esporranno per la pittura: Gabriele Adamoli, Giovanni Calzetta, Annamaria Cardamone, Mara Carusi, Florentina Curelar, Alberto De Flavis, Claudio Di Gennaio, Fabienne Di Girolamo, Sergio Di Mattia, Amalia Di Sante, Giuseppina Di Saverio, M.Antonietta Di Saverio, Luigi Maria Feriozzi, Anna Maria Magno, Ibrahim Mahjoub, Vanda Mandolese, Sandro Melarangelo, Lucio Monaco, Fred Nardecchia, Tullio Nardi, Monika Walter Noga, Marco Pace, Pina Palmarini, Antonia Paolizzi, Maria Petrelli, Gemma Proietto, Alberto Santori, Miriam Scarpone, Nicola Sorgentone, Viviana Tiberi, Natalya Volkova e Miriam Zippi. Le sculture saranno di Gianluca Di Giovannantonio e Tonino Macrì, mentre le composizioni saranno a cura di Margherita Diodati.

‘Ripattoni in Arte’ è organizzata dalla pro loco di Ripattoni in collaborazione con l’associazione artistica culturale ‘BellantArte’, il Comune di Bellante e il Consorzio BIM Vomano-Tordino.

consorzio

Consorzio Piomba-Fino: un affare di famiglia

Nel nuovo Cda nominati il figlio del sindaco di Castilenti, il fratello di un assessore di Atri e un ex componente della Giunta di Silvi. Verrocchio (Pd): “Vergognoso”

ATRI – Il figlio, il fratello e l’ex assessore. Potrebbe essere il titolo di un B-movie anni ’70 o di uno spaghetti-western. Invece è il film andato in scena al Consorzio Piomba-Fino, l’ente preposto alla gestione dei rifiuti per i Comuni di Atri, Silvi, Pineto, Montefino, Castilenti, Arsita, Castiglione Messer Raimondo e Bisenti.

I protagonisti sono i nuovi componenti del Consiglio d’amministrazione, nominati lo scorso 19 luglio dall’assemblea dei soci. Come dice il ‘titolo’ del film, i tre prescelti dai sindaci-proprietari dell’ente, a seguito di un bando pubblico (che tanto pubblico pare non essere stato), sono Pier Gianni Cilli, figlio del sindaco di Castilenti Guerino Cilli, Alessandro Italiani, fratello dell’assessore all’ambiente del Comune di Atri, Umberto, e Alessandro Valleriani, l’ex assessore-cittadino ‘inventato’ dal sindaco di Silvi, Gaetano Vallescura, e poi sacrificato in un rimpasto di Giunta.

Casuale concentrato di meritocrazia sotto lo stesso tetto familiare? Per il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio, non è così: “Quello che il centrodestra è stato capace di fare per le nomine del consorzio Piomba-Fino è senza vergogna”, tuona mettendo nel mirino direttamente i primi cittadini coinvolti: “Chiediamo le dimissioni immediate dei tre sindaci di Atri, Castilenti e Silvi, autori di questa pagina vergognosa per le istituzioni”. Le perplessità del segretario dei Democratici si appuntano anche sulle procedure adottate per la pubblicazione del bando, risalente al 29 giugno. “È scandaloso che del bando non sia stata fatta alcuna pubblicità – dichiara Verrocchio – neanche da parte del consorzio, e non può che far aumentare i sospetti il fatto che ad oggi i nomi del nuovo Cda ancora non siano stati pubblicati sul sito”. Un sito che (come si può facilmente constatare) definire carente di informazioni utili è poco. Ma nemmeno i Comuni soci, sostiene Verrocchio, avrebbero dato adeguata evidenza al bando, tanto che, alla scadenza del 18 luglio, sarebbero arrivate solo sei candidature. Tra queste, come detto, sono stati scelti i tre nomi ‘familiari’.

Questi sono i metodi del centrodestra, e sono qualcosa di vergognoso – aggiunge Verrocchio – Tutto viene fatto in famiglia, oppure per sistemare un ex assessore il cui compito non era stato chiaro neanche al sindaco Vallescura il giorno in cui aveva deciso la sua nomina”. Hanno ragione poi i cittadini, osserva il segretario Pd, ad ingrossare le fila dell’antipolitica. “Tutto è stato fatto in spregio ai più elementari principi di trasparenza, e le nomine sono state fatte solo per puntellare tre amministrazioni che ormai sono agli sgoccioli e che sono completamente delegittimate agli occhi dei loro cittadini. Invece di pensare ai problemi del consorzio, il centrodestra si preoccupa di sistemare i propri familiari”.

Una procedura che, se raccoglie il biasimo da un punto di vista dell’opportunità (“il sindaco di Castilenti, controllore, che nomina suo figlio, controllato”, rileva Verrocchio), lascia molti dubbi anche da un punto di vista della legittimità. “Non venissero a dire – prosegue il leader provinciale dei Democratici, anticipando le obiezioni dei diretti interessati – che i consiglieri non percepiscono indennità, perché è ancora pendente un contenzioso aperto dal vecchio Cda che ha inoltrato un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento”. Per questo, oltre la condanna politica (con la richiesta di dimissioni di “questa farsa di Cda”), si aprono anche altri fronti: “Denunceremo questo caso in tutte le sedi competenti”, assicura Verrocchio, prima di concludere spostando lo sguardo dentro altri enti: “Mentre il Pd chiede di aprire alla trasparenza le società pubbliche, come abbiamo chiesto per il Ruzzo e come continueremo a fare, e mentre il sindaco di Teramo Brucchi ci accusa di populismo, ecco di cosa è capace il Pdl”.

strada no ciclisti

La Strada Maestra del parco vietata ai ciclisti

Le gallerie di Paladini e Ortolano, lungo la statale 80, non possono essere attraversate in bici: lamentele di sportivi e turisti, l’Anas al lavoro sull’illuminazione

CROGNALETO – La strada maestra del Parco Gran Sasso – Laga, la statale 80 che penetra nel cuore dell’area protetta collegando il versante teramano con quello aquilano, è ancora ‘vietata’ ai ciclisti. O meglio, vietate sono le sue gallerie nel tratto ricadente nel Comune di Crognaleto: quella di Paladini e quella di Ortolano.

All’imbocco dei due tunnel, infatti, sia in direzione L’Aquila che in direzione Teramo, i cartelli tondi con il disegno della bicicletta su fondo bianco e contorno rosso sono bene in vista: qui le bici non possono passare, dicono. Un impedimento non da poco, considerato che la strada maestra è una delle arterie più amate da ciclisti e cicloturisti, per la sua bellezza e perché è l’unica che conduce verso località molto frequentate: basti pensare al lago di Campotosto, o all’affascinante Passo delle Capannelle, un tempo unica via di comunicazione tra Teramo e L’Aquila. Per un territorio che aspira a vivere di turismo, di natura, di bellezze paesaggistiche, è un vulnus inaccettabile.

Più volte le associazioni ciclistiche teramane hanno sollecitato l’Anas (proprietaria della strada), la Provincia, il Parco e il Comune di Crognaleto a porre rimedio al problema. L’ultima risale a un anno fa, quando il Cciclat (Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano), insieme agli ordini provinciali degli architetti e degli ingegneri, è nuovamente intervenuto. Ma i divieti sono ancora lì, sebbene qualche passo in avanti sia stato fatto.

Va detto, infatti, che l’interdizione alle due ruote nasce dal fatto che le gallerie in questione fossero prive di illuminazione, creando grossi pericoli agli sportivi in sella per il rischio di essere investiti dagli automobilisti di passaggio. Per ovviare a questa problematica, l’Anas ha appaltato i lavori di illuminazione dei tunnel. E, in effetti, la galleria di Paladini presenta oggi un impianto perfettamente funzionante che permetterebbe a qualunque ciclista di transitare in assoluta sicurezza. Ma il cartello di divieto all’imbocco rimane ancora.

In questo caso, tra l’altro, la questione scivola nel grottesco, perché a lato del tratto interdetto c’è una vecchia strada sterrata che permetterebbe di bypassare agevolmente il divieto. Ma, come segnalato alla nostra redazione da alcuni ciclisti, la via risulterebbe praticamente ‘privatizzata’, con numerosi cumuli di legna accatastati ai lati e mezzi da lavoro parcheggiati. Alcuni hanno trovato anche un’estremità sbarrata da una corda di plastica pericolosamente tesa ad altezza d’uomo. Non solo, ma all’imbocco (provenendo da L’Aquila), campeggia un divieto d’accesso: quindi un ciclista rispettoso delle regole, o deve possedere capacità di teletrasporto per materializzarsi dal lato opposto della galleria, oppure deve interrompere la sua marcia. Ecco perché molti, pur consapevoli del pericolo, per anni hanno continuato (e continuano) a transitare nelle gallerie vietate. Nessuna novità, invece, per la lunga galleria di Ortolano (che segna il confine tra le province de L’Aquila e Teramo): era e resta tuttora completamente buia e senza alcun passaggio alternativo per le biciclette.

Ma se nella galleria di Paladini sono state accese le luci, perché permane ancora il divieto di transito alle biciclette? Prova a dare una risposta il sindaco di Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo: “L’Anas ha effettuato un grosso investimento sul tunnel di Paladini – dichiara a L’altra Parola – installando un impianto di luci all’avanguardia. Il ritardo nell’eliminazione del divieto è dovuto ad un contenzioso sorto con la ditta esecutrice dei lavori, che non permette ancora la riconsegna definitiva dell’opera (sul tabellone elettronico della galleria si legge, infatti, ‘prove tecniche’, ndr)”. La stessa impresa con cui sono sorti problemi avrebbe dovuto intervenire sulla galleria di Ortolano con la sostituzione delle lampade esistenti (“vetuste e perciò non funzionanti”, spiega D’Alonzo). Secondo il sindaco “il contenzioso pare superato”, e quindi tra non molto dovrebbero iniziare i lavori anche sul secondo tunnel. “Ho preso un impegno con le associazioni dei ciclisti per rendere perfettamente fruibile la strada maestra del parco”, conclude il primo cittadino di Crognaleto. Sportivi e turisti da tutta Europa, attratti nel nostro territorio anche dalla possibilità di poter scoprire le sue meraviglie in sella ad una bici, non aspettano altro.

Teramo provincia

Province, Teramo cancellata

I criteri approvati dal Consiglio dei Ministri salvano soltanto L’Aquila e Chieti. Su Facebook i teramani chiedono l’accorpamento con Pescara.

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ASL Milano

Inquinamento, è sicuro l’ex Sadam?

GIULIANOVA – Stando ai documenti ufficiali, l’area dove sorgeva lo zuccherificio Sadam, a Giulianova, non risulterebbe contaminata da sostanze nocive. Ad un’attenta analisi, però, le cose potrebbero essere pericolosamente diverse. A lanciare l’allarme sono sia il Wwf di Teramo che il Comitato abruzzese per la difesa dei beni comuni, dopo che la Commissione edilizia di Giulianova, il 4 giugno scorso, ha dato il via libera alla costruzione di edifici residenziali e commerciali nel primo lotto dell’area dismessa.

In una nota, inviata al Comune, alla Provincia, alla Regione, all’Arta regionale e provinciale, le due associazioni ripercorrono la storia dei procedimenti che hanno consentito l’esclusione dell’area dall’anagrafe regionale dei siti a rischio potenziale. Leggendo il loro documento, si evince che la prassi adottata non avrebbe tenuto conto delle “Linee guida per indagini ambientali” della Regione. Inoltre, le analisi effettuate sia nel primo sottosuolo che nelle acque sotterranee, sarebbero state condotte ignorando moltissimi elementi inquinati.

LA STORIA – L’iter che si è concluso con la fuoriuscita dell’ex Sadam dall’anagrafe regionale inizia l’8 luglio 2009 su richiesta della Giulianova Skyline, la società chiamata a realizzare gli edifici residenziali e commerciali. L’esclusione si ufficializza il 26 settembre 2011 con un decreto regionale, in base al parere dell’Arta provinciale rilasciato l’8 febbraio dello stesso anno. Nel frattempo, però, entrano in vigore le Linee guida regionali che regolano la lista degli inquinanti da ricercare, l’ubicazione, le tipologie e il numero di indagini, le modalità di prelievo dei campioni e i piezometri. Le Linee guida, tuttavia, risalgono all’agosto del 2011; troppo tardi per essere adottate nel corso dell’iter, essendo il parere dell’Arta risalente a 6 mesi prima. A tal proposito, quindi, le due associazioni si chiedono se oggi, con le regole contenute nelle Linee guida, “l’Arta sarebbe pervenuta alle medesime rassicuranti conclusioni”.

LE ANALISI – Nella lunga nota vengono espressi anche dei dubbi sulle analisi effettuate, in particolare sul numero degli elementi inquinanti presi in considerazione. “Tenuto conto del tipo di lavorazioni che si sono svolte nell’ex zuccherificio per quasi un quarto di secolo – si legge – e delle sostanze che le stesse potrebbero aver rilasciato, l’elenco appare a dir poco risicato”. I sondaggi nelle acque sotterranee e primo sottosuolo risalgono all’8, 9 e 10 giugno 2010 e prevedevano rispettivamente l’individuazione di 8 e 7 analiti (eccezion fatta per una parte marginale dei terreni dove sono stati esaminati 22 parametri). Molti di meno, scrivono, rispetto a quelli individuati dall’Arpam (l’equivalente marchigiano della nostra Arta) quando fu sondata l’area dell’ex zuccherificio Eridania Sadam a Jesi. Nelle tabelle dell’Arpam, continua la nota, gli analiti erano ben 92 per le acque sotterranee e 97 per i terreni. “Dall’esame degli atti in nostro possesso – proseguono – risulta che la scelta di un set di analiti così ridotto e la successiva accettazione da parte dei tecnici Arta non siano state motivate in alcun documento istruttorio”.

Da ultimo, le due associazioni si chiedono: “Come sono stati trattati i fanghi di lavorazione (rifiuti) prodotti nel corso dei 23 anni di attività dell’ex zuccherificio?”. A loro dire, la questione risulta estremamente delicata, tanto da “indurre chiunque, soprattutto se amministratore della cosa pubblica, a riflettere sulla delicatezza del punto sollevato e a fornire una risposta sulla base di accurati riscontri documentali”.