funghi velenosi

Funghi velenosi, informazioni ufficiali tardive

L’associazione Robin Hood denuncia la nota a fine stagione del Ministero della Salute e una trasmissione di Sky con “metodi medievali”.

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shoah

L’Orfeo e la Shoah nell’arte di Paolo di Giosia

TERAMO – Tre eventi da non perdere, tre occasioni per ammirare l’arte fotografica e la potenza espressiva di Paolo di Giosia. Il primo appuntamento è per venerdì 19 ottobre, quando sarà inaugurata la collettiva ‘Dentro di te cosa tua’, ispirata all’Orfeo rivisitato da Cesare Pavese.

La mostra, organizzata nell’ambito della manifestazione Teramater, avrà sede negli spazi espositivi di Torre Bruciata, a Teramo, e sarà visitabile fino al 28 ottobre dalle 18 alle 21. Le opere interpretano il mito di Orfeo riletto dai fotografi del collettivo Massagrigia, nato attorno all’uso esclusivo del bianco e nero e della tecnica di stampa in camera oscura su carta baritata.

Sempre venerdì 19, alle 20.30, di Giosia sarà protagonista anche del premio cinematografico Gianni Di Venanzo. Nella serata dedicata ai corti, al Teatro Comunale, verrà proiettato il suo lavoro ‘Salmo’,realizzato e ispirato al campo di concentramento nazista di Birkenau, in collaborazione con Vito Bianchini.

Sabato 20 ottobre, invece, gli scatti e i video di Paolo di Giosia contribuiranno alla mostra sulla Shoah allestita presso il chiostro del Convento di Santa Maria dei Lumi, a Civitella del Tronto, dal titolo ‘La sacertà della vita’. Si tratta di un appuntamento che rientra nell’ambito del corso di Storia e didattica della Shoah organizzato dalla facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Teramo. Il corso è uno dei cinque organizzati dalla Rete Universitaria per il Giorno della Memoria, con il patrocinio del MIUR e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

wunder festival

Arte e musica a Bellante con il ‘Wunder festival’

Dall’11 al 14 ottobre, mostre, concerti e performance live in centro storico e nei locali di palazzo De Laurentiis

BELLANTE – Arte, musica e installazioni: è il ‘Wunder Festival tra caos e meraviglia’ in programma dall’11 al 14 ottobre nel centro storico e in alcuni palazzi gentilizi di Bellante.

Creato da Nicola De Dominicis in collaborazione con l’associazione ‘Bellante in’, il festival unisce vari linguaggi dell’arte attraverso mostre, video installazioni, performance teatrali, concerti, dj set, shop artistico e tanto altro. L’inaugurazione della rassegna ci sarà giovedì 11, dalle 19, con l’apertura delle mostre d’arte. Venerdì sera, alle 22, in anteprima nazionale il gruppo Jano Quartet presenterà l’album “Distante” all’interno del palazzo De Laurentiis (prenotazione consigliata). A seguire, sempre nel palazzo, il Dj Set 5MeO.

Sabato 13 alle 21.30 nell’edificio storico si terrà la performance teatrale ‘Replay’ della Compagnia 7-8 Chili (la performance è stata selezionata anche all’ultima Biennale di Venezia). Subito dopo, spazio al Party Dj Set (Dj Aliquid-Mac Geyser-Dj Kurtz). Il Wunder Festival si concluderà domenica 14: alle 17 è in programma il ‘Wunder Visioni’ con Mirko Aretini che, in collaborazione con i Sigur Ròs presenterà il docu-film ‘Iceartland’. Interverrà Riccardo Lisi, direttore dello spazio d’arte ‘La Rada’ di Lugano. Durante le serate saranno allestiti anche stand gastronomici con piatti tipici. La manifestazione si svolgerà anche in caso di pioggia. L’ingresso è libero.

bicicletta adriatica

La costa in bici: un corridoio verde interrotto

MARTINSICURO – Passato il gran caldo estivo, settembre ed ottobre sono mesi ideali per andare in giro in bicicletta, alla scoperta del nostro territorio, senza fretta ritrovando la spensieratezza di quando, bambini, trovavamo nelle due ruote un mezzo magico, che apriva nuovi mondi aiutando la fantasia a concretizzare sogni e desideri.

In Provincia di Teramo l’itinerario principale da percorrere nei week end preatunnali e autunnali è, senza dubbio, il “corridoio verde adriatico”, percorso che costeggia il mare da nord a sud, parzialmente dotato di piste ciclabili protette, pianeggiante e vicinissimo alla ferrovia, tanto da permettere, ai più pigri, un facile ritorno alla base utilizzando la formula bici+treno.

Partiamo da Martinsicuro, ai confini con le Marche. Qui iniziano subito le prime note dolenti: il collegamento ciclabile tra le due Regioni, a scavalco del fiume Tronto, ufficialmente esisterebbe, visto che il nuovo ponte carrabile sulla SS16 è stato realizzato (e molto pubblicizzato) con una corsia ciclabile sul lato est ed una pedonale sul lato ovest. Peccato che il tutto sia solo virtuale, visto che tale corsia non è collegata con percorsi ciclopedonali nè sul lato marchigiano, nè su quello abruzzese, per cui un ciclista, per raggiungere il ponte, deve avventurarsi tra svincoli e strade trafficatissime, con non poco pericolo per l’incolumità fisica. Tra l’altro il percorso ciclabile non è neppure segnalato come tale, per cui un eventuale ciclista che riuscisse ad arrivare incolume da quelle parti non capirebbe neppure dove poter passare.

Superato questo primo scoglio ci dirigiamo, costeggiando il Tronto, verso il lungomare di Martinsicuro. Anche qui non esiste una pista ciclabile, ma ci si può arrangiare, con bici adatte, passando sopra l’argine del fiume; argine che, adeguatamente sistemato, potrebbe diventare una comoda strada per ciclisti, magari circondata da un parco fluviale. Arrivati al molo di Martinsicuro, finalmente, troviamo un percorso protetto. Non una vera e propria pista ciclabile ma un percorso misto, per ciclisti e pedoni, affiancato da una sorta di sentiero che, con un idonea sistemazione, potrebbe evitare il doppio utilizzo del marciapiede esistente. Giunti a Villa Rosa finalmente troviamo una vera pista ciclabile, ricavata dal restringimento della carreggiata del lungomare (reso a senso unico). Si pedala veloci fino alla fine del Comune di Martinsicuro, quando ritroviamo il marciapiede ad uso promiscuo.

Poche centinaia di metri ed ecco il primo ponte in legno, realizzato dalla Provincia, che scavalca il Vibrata portandoci ad Alba Adriatica. La foce del Vibrata è anche un’oasi naturalistica, e qualche minuto di pausa per osservare numerose specie di uccelli in un ambiente fluviale di rara bellezza è d’obbligo. Non a caso la Provincia ha un progetto di parco fluviale con postazioni di bird watching e, superato il ponticello, in territorio di Alba Adriatica, la pista si biforca seguendo il fiume per un tratto, in direzione ovest, di circa 1 km. Rimandiamo l’esplorazione del percorso fluviale (magari a quando sarà portato a termine il progetto di parco fluviale) e continuiamo verso sud su una delle più belle piste ciclabili della Provincia. Realizzata circa 40 anni fa, ampia e ben distinta dai percorsi pedonali, la pista albense ci porta velocemente verso Tortoreto dove, dopo aver superato un restringimento di carreggiata, ci immettiamo sull’altrettanto comoda pista ciclabile tortoreta, non seconda a quella della cittadina confinante per bellezza e piacevolezza del percorso.

Arrivati al confine con Giulianova superiamo un altro ponte in legno, sul fiume Salinello, sempre realizzato dalla Provincia (come tutti gli attraversamenti fluviali ciclopedonali che incontreremo sul nostro percorso), per trovarci all’interno di una bella pineta che costeggia i campeggi della zona nord giuliese. Anche la foce del Salinello si presterebbe ad un bel parco fluviale, con un percorso ciclabile che risalga il corso del fiume fino a ricongiungersi con i Comuni dell’interno, come S.Omero e S.Egidio alla Vibrata, che hanno realizzato analoghi percorsi all’interno del proprio territorio. Ed è con questo pensiero che affrontiamo la pista giuliese, di un bel colore giallo, che ci fa attraversare la pineta e ci porta sul lungomare, dove il percorso cambia tipologia essendo ubicato sul marciapiede, distinto da quello pedonale solo da una doppia riga bianca-gialla. Qualche pedalata e, arrivati al Lungomare Monumentale, la pista cambia ancora veste, scendendo dal marciapiede e occupando parte della carreggiata, “protetta” dai parcheggi a raso delle automobili. In prossimità del porto la pista si interrompe e siamo costretti, per non passare sulla strada carrabile, ad entrare all’interno della zona portuale, stando bene attenti a non intralciare le attività dei numerosi pescherecci e natanti da diporto ormeggiati alla banchina. Ci fermiamo ad ammirare barche bellissime, tra cui spicca anche qualche yacht da sogno; poi di nuovo in sella a riprendere, usciti dal porto, la pista ciclabile, realizzata in betonella, che dopo qualche curva (il percorso è realizzato con andamento curvilineo) ci porta ad un rettilineo che ci indirizza verso il fiume Tordino.

Qui, purtroppo, troviamo la pista interrotta a causa dei danni provocati dall’alluvione del 1 marzo 2011. L’ondata di piena portò via argine e parte della pista ciclabile, e siamo costretti ad una deviazione (non segnalata) costeggiando un campeggio e svoltando a sinistra verso l’ex depuratore. Nei pressi troviamo un gazebo di Legambiente che affitta bici nuovissime, con tanto di cestello e seggiolino per bimbi, ad appena 3 euro al giorno. Chiediamo ai volontari dell’associazione se ci sono state richieste di biciclette da parte dei turisti nei mesi precedenti e ci spiegano che il successo è stato tale che continueranno per tutto l’autunno. D’altra parte è comodo lasciare l’auto in zona (c’è un grosso parcheggio gratuito) e spostarsi per la città in bici, anche solo per andare al mare. Una scelta intelligente che potrebbe trovare spazio anche in altre città. Lasciamo il gazebo di Legambiente e arriviamo al bellissimo ponte del Tordino, che, a quanto pare, è il più lungo ponte in legno lamellare d’Europa. La foce del fiume, purtroppo, è stata semidesertificata da lavori di sistemazione idraulica che trovano poche giustificazioni, tenuto conto del fatto che, in altre zone, come il Vibrata, Provincia e Regione spendono soldi per realizzare parchi fluviali, mentre qui la stessa Regione ha speso soldi per eliminare la vegetazione ripariale. Nel tratto di ciclabile interrotto dalla frana c’è un cartello che indica una fantomatica “ciclovia del Tordino”, unico segno della futura pista ciclabile che dovrebbe collegare Giulianova con Teramo. Qualche tempo fa il Comune provò a ripulire un percorso esistente che collegava la foce con la frazione di Colleranesco, verso ovest, ma il tutto è caduto nel dimenticatoio. Speriamo nel promesso, e più volte annunciato, progetto predisposto dalla Provincia di Teramo, che dovrebbe essere stato anche finanziato con fondi FAS… Ma di questi tempi anche sperare costa troppo.

Con la tristezza nel cuore superiamo il ponte ed abbiamo un’altra brutta sorpresa: in territorio di Cologna Spiaggia la pista ciclabile è solo accennata, con qualche decina di metri di segnali sull’asfalto…. ma il resto ve lo racconteremo nella prossima puntata.

violenza donne

Violenza sulle donne, quando l’orco è in casa

TERAMO – Abusi sulle donne triplicati negli ultimi tre anni in Abruzzo. E nel 78% dei casi l’orco si nasconde tra le mura domestiche, marito o convivente, o è un ex partner della vittima. Almeno un episodio di abuso su tre è di natura fisica, un terzo di tipo psicologico, mentre è in costante aumento anche il fenomeno dello stalking (5,8%).

Sono soltanto alcuni dei dati illustrati questa mattina in Provincia in occasione della presentazione di Casa Maia, la prima casa rifugio di valenza regionale che da gennaio del prossimo anno accoglierà a Giulianova le donne vittime di violenza in pericolo di vita e i loro bambini.

I NUMERI DELLA VIOLENZA – Più di duecento (203) le donne prese in carico soltanto nel 2011 nei sei centri antiviolenza regionale, alle quali vanno aggiunti altri 52 vittime seguite dagli anni precedenti. Oltre 500 i contatti e le richieste di aiuto. Dopo quello di Pescara (82 donne prese in carico), è il centro teramano ‘La Fenice’ quello che nel 2011 ha registrato il numero più alto di vittime (49 casi seguiti dalle operatrici, 21 le donne in carico dagli anni precedenti) e contatti (81). Nel 60,9% dei casi è il coniuge l’autore della violenza, nel 17,3% l’ex partner, nel 9,2% un familiare e solo nel 9,9% da un semplice conoscente. A denunciare le violenze sono per lo più donne italiane (76,9%). Chi si rivolge ad un centro antiviolenza per lo più lo fa per chiedere informazioni (27,8%), avere un supporto psicologico (27,4%) o legale (7,8%), meno per aiuti economici (2,5%), denunce (1,6%) o cercare casa e un lavoro.

CASA MAIA, UN RIFUGIO PER LE DONNE – Per aiutare le donne in fuga da uomini violenti a gennaio aprirà a Giulianova ‘Casa Maia’, la prima casa rifugio in Abruzzo realizzata grazie al progetto ‘Maia: casa per le donne in Abruzzo’. Capofila è la Provincia di Teramo, gli altri partner che presto si costituiranno in associazione temporanea di scopo (ATS) sono i Comuni di Teramo, Chieti, Pescara, l’associazione Ananke Onlus di Pescara e la Cooperativa sociale Alpha di Chieti. Il progetto è stato già finanziato per un importo di 400mila euro dal Dipartimento per le Pari Opportunità, nell’ambito del recente avviso nazionale per il sostegno ai centri antiviolenza.

La struttura residenziale, a indirizzo protetto, avrà una capienza di otto posti, per gestire le situazioni di emergenza, e sarà realizzata sul territorio provinciale, andando a colmare un gap che finora costringeva a portare fuori regione le donne maltrattate in situazione di estremo pericolo. Tra i servizi offerti, tutti gratuiti, alle ospiti di Casa Mia, si va dal sostegno psicologico e socio-educativo (anche per i figli) all’aiuto nella ricerca di un’abitazione e di un’occupazione, fino all’affiancamento per pratiche burocratiche e accertamenti sanitari.

“CENTRI ANTIVIOLENZA A RISCHIO” –  “Un risultato importantissimo per il territorio – ha dichiarato l’assessore provinciale alle Politiche Sociali Renato Rasicci -, in un momento in cui, a fronte di un incremento esponenziale delle richieste di aiuto, si registra una profonda sofferenza della rete dei centri antiviolenza, per mancanza di risorse. In questo senso, ci siamo attivati per percorrere tutte le linee di finanziamento possibili, continuando ovviamente nell’opera di sollecitazione, a livello regionale, per il rifinanziamento della legge 31 del 2006“. “La struttura residenziale – continua Rasicci –  affiancata dall’attivazione di servizi di sostegno e di reinserimento sociolavorativo, rappresenta il naturale completamento del percorso di supporto e presa in carico delle donne vittime di violenza, attualmente garantito sul nostro territorio dal centro ‘La Fenice’, che ci stiamo adoperando per tenere in vita sensibilizzando i Comuni, le banche e le associazioni, come la Confindustria, che ci ha di recente confermato il suo contributo”.

“La situazione in Abruzzo per i centri antiviolenza è preoccupante – ha spiegato la consigliera regionale di Parità, Letizia Marinelli, intervenuta alla conferenza stampa – in questo momento è fondamentale attivare delle reti per reperire risorse a livello regionale, nazionale e comunitario”. Un plauso all’iniziativa è stato espresso anche dalla presidente della Cpo provinciale, Desirèe Del Giovine “per il merito di aver acceso i riflettori sulle problematiche di genere”. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche gli assessori Mirella Marchese (Comune di Teramo) e Emilia De Matteo (Comune di Chieti), Simona Proietto del Comune di Pescara, Roberta Pellegrino e Marialaura Di Loreto, rispettivamente presidenti dell’associazione Ananke e della cooperativa Alpha.

frana pietracamela

Frana a Pietracamela, scattano le denunce

Ad un anno dal crollo della parete rocciosa, il sindaco Di Giustino va all’attacco della Protezione Civile. E chiede l’intervento dei magistrati

PIETRACAMELA – Una frana, un disastro naturale che nel marzo 2011 ha scosso il piccolo borgo di Pietracamela. Rocce enormi si staccarono dalla parete e per un caso fortuito non travolsero case e persone. I danni, nella zona di Capo le Vene, furono ingenti: danneggiate le condotte per la captazione dell’Enel, la palestra di roccia, il parco giochi dei bambini, il sentiero Italia per i Prati di Tivo (tuttora interrotto) e, soprattutto, perse per sempre le celebri pitture rupestri di Guido Montauti.

A un anno di distanza a Pietracamela nulla è cambiato ed oggi, sul rischio persistente e sul silenzio di enti e istituzioni, il sindaco dice la sua e chiede l’intervento dei magistrati. “Un masso di frana incombe sulle case e dagli enti competenti di Protezione civile non abbiamo avuto alcuna risposta. I cittadini sono esasperati per il rischio a cui sono esposti, potrebbe verificarsi una nuova frana da un momento all’altro”, ha detto il primo cittadino, Antonio Di Giustino, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Teramo in mattinata, nella sede del Bim.

Omissioni, negligenze e ritardi negli interventi: il sindaco vuol vederci chiaro. Di Giustino ha presentato un esposto contro gli organi della Protezione Civile: “Chiamiamo in causa la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il dipartimento di Protezione civile nazionale – ha illustrato il legale del sindaco, l’avvocato Wania Della Vigna – il commissario delegato della Protezione civile, la Protezione civile regionale presso la Regione Abruzzo, fino al commissario delegato alla ricostruzione”. Infatti, la situazione di precarietà del blocco roccioso era emersa già a seguito del terremoto del 2009, quando alcuni massi si staccarono dalla parete. Da una successiva relazione tecnica voluta dalla Protezione civile (alla quale Di Giustino si era prontamente rivolto), emergevano “vistose fratture” e “fenomeni di crolli”, fino a prevedere il “rischio elevato di frana attiva”. Un epilogo che puntualmente si è verificato nel 2011.

Subito il danno, Di Giustino si era attivato immediatamente per trovare i finanziamenti necessari alla messa in sicurezza dell’area di Capo le Vene. La Presidenza del Consiglio dei ministri, con una nota inviata alla Prefettura, aveva stabilito che i fondi da cui attingere erano quelli per la ricostruzione post-sisma, riconoscendo in tal modo il nesso di causalità tra il terremoto e la frana. Lo scenario, però, cambia dopo una conferenza di servizi convocata il 28 giugno 2011, in cui il Comune presenta un preventivo di spesa per la messa in sicurezza (e per poter riaprire la ‘zona rossa’, l’area tuttora interdetta a ridosso della frana) di 500mila euro.

“In quella sede – ha spiegato Di Giustino – la Protezione civile ha tentato di confutare la correlazione con il terremoto, forse per non mettere a disposizione di Pietracamela la parte di fondi per la ricostruzione necessari all’intervento”. Da quel momento (più di un anno fa) solo silenzio da parte degli enti competenti”. Gli abitanti di Pietracamela (per la messa in sicurezza di tutte le zone a rischio del borgo servono 2,5 milioni di euro) sono stanchi di aspettare.

arte

Otto giorni di ‘Ripattoni in Arte’

La rassegna aprirà i battenti alle 19 con l’inaugurazione della mostra d’arte sacra ‘Uno sguardo verso l’alto’ allestita nella chiesa parrocchiale di San Giustino. Alle 20.30, la prima giornata proseguirà con la presentazione del libro di Roberto Michilli ‘La più bella del reame’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore, e alle 21.30 con il concerto di violino e chitarra a cura di Maria Vittoria Di Donato e Massimo Di Gaetano.

Lunedì 30 ancora musica alle 21.30 con il duet pianoforte e chitarra di Aldo Laurenzi & Martin Diaz. Martedì 31 si tornerà di nuovo a parlare d’arte: dalle 9 alle 17 il centro storico ospiterà il concorso di pittura ‘Premio Sorgentone’. Mercoledì 1° agosto doppio appuntamento, sempre alle 21.30, con Marco Biondi e la sua psichedelic guitar nell’area concerti Cortile delle Suore, e con Loris Pizii ‘In the new world tour’ nell’area concerti stand Pro Loco.

Il 2 agosto invece sarà la volta del duo Laurenzi & Diaz (ore 21.30), mentre venerdì 3 agosto l’appuntamento è alle 21 con ‘Musica dipinta’, un’estemporanea di pittura dal vivo a suon di musica. Alle 21.30 in programma l’Interamnia Ensemble quartet. Sabato 4 agosto la letteratura tornerà protagonista con la presentazione, alle 20.30 in largo degli Alberetti, del libro di Nicola Catenaro ‘Il diavolo all’incrocio’ (Galaad Edizioni), alla presenza dell’autore. Seguirà il pianobar di Aldo Laurenzi. Chiuderà la rassegna, domenica 5 agosto alle 21.30, il concerto ‘Madre Tierra’, musica bossa nova del duo Daniele Ferretti & Martin Diaz.

Sabato 4 e domenica 5 agosto, inoltre, a partire dalle 21 si darà spazio alla fantasia dei bambini con l’animazione a cura dell’associazione Tric-Trac di Montorio al Vomano e con la festa-spettacolo a base di gag, musica e truccabimbi ‘La Pagliaccia Babbuccia’.

Tutte le sere infine, dalle 19 in poi, si potranno gustare arrosticini e altre specialità gastronomiche nell’area stand della pro loco di Ripattoni, mentre in largo degli Alberetti verranno realizzati fantasiosi drink e cocktails.

Durante tutto il periodo della rassegna, i vicoli del borgo antico faranno infine da cornice naturale alla rassegna d’arte contemporanea, fra pittura, scultura e artigianato artistico. Tanti gli artisti che esporranno per la pittura: Gabriele Adamoli, Giovanni Calzetta, Annamaria Cardamone, Mara Carusi, Florentina Curelar, Alberto De Flavis, Claudio Di Gennaio, Fabienne Di Girolamo, Sergio Di Mattia, Amalia Di Sante, Giuseppina Di Saverio, M.Antonietta Di Saverio, Luigi Maria Feriozzi, Anna Maria Magno, Ibrahim Mahjoub, Vanda Mandolese, Sandro Melarangelo, Lucio Monaco, Fred Nardecchia, Tullio Nardi, Monika Walter Noga, Marco Pace, Pina Palmarini, Antonia Paolizzi, Maria Petrelli, Gemma Proietto, Alberto Santori, Miriam Scarpone, Nicola Sorgentone, Viviana Tiberi, Natalya Volkova e Miriam Zippi. Le sculture saranno di Gianluca Di Giovannantonio e Tonino Macrì, mentre le composizioni saranno a cura di Margherita Diodati.

‘Ripattoni in Arte’ è organizzata dalla pro loco di Ripattoni in collaborazione con l’associazione artistica culturale ‘BellantArte’, il Comune di Bellante e il Consorzio BIM Vomano-Tordino.

consorzio

Consorzio Piomba-Fino: un affare di famiglia

Nel nuovo Cda nominati il figlio del sindaco di Castilenti, il fratello di un assessore di Atri e un ex componente della Giunta di Silvi. Verrocchio (Pd): “Vergognoso”

ATRI – Il figlio, il fratello e l’ex assessore. Potrebbe essere il titolo di un B-movie anni ’70 o di uno spaghetti-western. Invece è il film andato in scena al Consorzio Piomba-Fino, l’ente preposto alla gestione dei rifiuti per i Comuni di Atri, Silvi, Pineto, Montefino, Castilenti, Arsita, Castiglione Messer Raimondo e Bisenti.

I protagonisti sono i nuovi componenti del Consiglio d’amministrazione, nominati lo scorso 19 luglio dall’assemblea dei soci. Come dice il ‘titolo’ del film, i tre prescelti dai sindaci-proprietari dell’ente, a seguito di un bando pubblico (che tanto pubblico pare non essere stato), sono Pier Gianni Cilli, figlio del sindaco di Castilenti Guerino Cilli, Alessandro Italiani, fratello dell’assessore all’ambiente del Comune di Atri, Umberto, e Alessandro Valleriani, l’ex assessore-cittadino ‘inventato’ dal sindaco di Silvi, Gaetano Vallescura, e poi sacrificato in un rimpasto di Giunta.

Casuale concentrato di meritocrazia sotto lo stesso tetto familiare? Per il segretario provinciale del Pd, Robert Verrocchio, non è così: “Quello che il centrodestra è stato capace di fare per le nomine del consorzio Piomba-Fino è senza vergogna”, tuona mettendo nel mirino direttamente i primi cittadini coinvolti: “Chiediamo le dimissioni immediate dei tre sindaci di Atri, Castilenti e Silvi, autori di questa pagina vergognosa per le istituzioni”. Le perplessità del segretario dei Democratici si appuntano anche sulle procedure adottate per la pubblicazione del bando, risalente al 29 giugno. “È scandaloso che del bando non sia stata fatta alcuna pubblicità – dichiara Verrocchio – neanche da parte del consorzio, e non può che far aumentare i sospetti il fatto che ad oggi i nomi del nuovo Cda ancora non siano stati pubblicati sul sito”. Un sito che (come si può facilmente constatare) definire carente di informazioni utili è poco. Ma nemmeno i Comuni soci, sostiene Verrocchio, avrebbero dato adeguata evidenza al bando, tanto che, alla scadenza del 18 luglio, sarebbero arrivate solo sei candidature. Tra queste, come detto, sono stati scelti i tre nomi ‘familiari’.

Questi sono i metodi del centrodestra, e sono qualcosa di vergognoso – aggiunge Verrocchio – Tutto viene fatto in famiglia, oppure per sistemare un ex assessore il cui compito non era stato chiaro neanche al sindaco Vallescura il giorno in cui aveva deciso la sua nomina”. Hanno ragione poi i cittadini, osserva il segretario Pd, ad ingrossare le fila dell’antipolitica. “Tutto è stato fatto in spregio ai più elementari principi di trasparenza, e le nomine sono state fatte solo per puntellare tre amministrazioni che ormai sono agli sgoccioli e che sono completamente delegittimate agli occhi dei loro cittadini. Invece di pensare ai problemi del consorzio, il centrodestra si preoccupa di sistemare i propri familiari”.

Una procedura che, se raccoglie il biasimo da un punto di vista dell’opportunità (“il sindaco di Castilenti, controllore, che nomina suo figlio, controllato”, rileva Verrocchio), lascia molti dubbi anche da un punto di vista della legittimità. “Non venissero a dire – prosegue il leader provinciale dei Democratici, anticipando le obiezioni dei diretti interessati – che i consiglieri non percepiscono indennità, perché è ancora pendente un contenzioso aperto dal vecchio Cda che ha inoltrato un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento”. Per questo, oltre la condanna politica (con la richiesta di dimissioni di “questa farsa di Cda”), si aprono anche altri fronti: “Denunceremo questo caso in tutte le sedi competenti”, assicura Verrocchio, prima di concludere spostando lo sguardo dentro altri enti: “Mentre il Pd chiede di aprire alla trasparenza le società pubbliche, come abbiamo chiesto per il Ruzzo e come continueremo a fare, e mentre il sindaco di Teramo Brucchi ci accusa di populismo, ecco di cosa è capace il Pdl”.

strada no ciclisti

La Strada Maestra del parco vietata ai ciclisti

Le gallerie di Paladini e Ortolano, lungo la statale 80, non possono essere attraversate in bici: lamentele di sportivi e turisti, l’Anas al lavoro sull’illuminazione

CROGNALETO – La strada maestra del Parco Gran Sasso – Laga, la statale 80 che penetra nel cuore dell’area protetta collegando il versante teramano con quello aquilano, è ancora ‘vietata’ ai ciclisti. O meglio, vietate sono le sue gallerie nel tratto ricadente nel Comune di Crognaleto: quella di Paladini e quella di Ortolano.

All’imbocco dei due tunnel, infatti, sia in direzione L’Aquila che in direzione Teramo, i cartelli tondi con il disegno della bicicletta su fondo bianco e contorno rosso sono bene in vista: qui le bici non possono passare, dicono. Un impedimento non da poco, considerato che la strada maestra è una delle arterie più amate da ciclisti e cicloturisti, per la sua bellezza e perché è l’unica che conduce verso località molto frequentate: basti pensare al lago di Campotosto, o all’affascinante Passo delle Capannelle, un tempo unica via di comunicazione tra Teramo e L’Aquila. Per un territorio che aspira a vivere di turismo, di natura, di bellezze paesaggistiche, è un vulnus inaccettabile.

Più volte le associazioni ciclistiche teramane hanno sollecitato l’Anas (proprietaria della strada), la Provincia, il Parco e il Comune di Crognaleto a porre rimedio al problema. L’ultima risale a un anno fa, quando il Cciclat (Coordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano), insieme agli ordini provinciali degli architetti e degli ingegneri, è nuovamente intervenuto. Ma i divieti sono ancora lì, sebbene qualche passo in avanti sia stato fatto.

Va detto, infatti, che l’interdizione alle due ruote nasce dal fatto che le gallerie in questione fossero prive di illuminazione, creando grossi pericoli agli sportivi in sella per il rischio di essere investiti dagli automobilisti di passaggio. Per ovviare a questa problematica, l’Anas ha appaltato i lavori di illuminazione dei tunnel. E, in effetti, la galleria di Paladini presenta oggi un impianto perfettamente funzionante che permetterebbe a qualunque ciclista di transitare in assoluta sicurezza. Ma il cartello di divieto all’imbocco rimane ancora.

In questo caso, tra l’altro, la questione scivola nel grottesco, perché a lato del tratto interdetto c’è una vecchia strada sterrata che permetterebbe di bypassare agevolmente il divieto. Ma, come segnalato alla nostra redazione da alcuni ciclisti, la via risulterebbe praticamente ‘privatizzata’, con numerosi cumuli di legna accatastati ai lati e mezzi da lavoro parcheggiati. Alcuni hanno trovato anche un’estremità sbarrata da una corda di plastica pericolosamente tesa ad altezza d’uomo. Non solo, ma all’imbocco (provenendo da L’Aquila), campeggia un divieto d’accesso: quindi un ciclista rispettoso delle regole, o deve possedere capacità di teletrasporto per materializzarsi dal lato opposto della galleria, oppure deve interrompere la sua marcia. Ecco perché molti, pur consapevoli del pericolo, per anni hanno continuato (e continuano) a transitare nelle gallerie vietate. Nessuna novità, invece, per la lunga galleria di Ortolano (che segna il confine tra le province de L’Aquila e Teramo): era e resta tuttora completamente buia e senza alcun passaggio alternativo per le biciclette.

Ma se nella galleria di Paladini sono state accese le luci, perché permane ancora il divieto di transito alle biciclette? Prova a dare una risposta il sindaco di Crognaleto, Giuseppe D’Alonzo: “L’Anas ha effettuato un grosso investimento sul tunnel di Paladini – dichiara a L’altra Parola – installando un impianto di luci all’avanguardia. Il ritardo nell’eliminazione del divieto è dovuto ad un contenzioso sorto con la ditta esecutrice dei lavori, che non permette ancora la riconsegna definitiva dell’opera (sul tabellone elettronico della galleria si legge, infatti, ‘prove tecniche’, ndr)”. La stessa impresa con cui sono sorti problemi avrebbe dovuto intervenire sulla galleria di Ortolano con la sostituzione delle lampade esistenti (“vetuste e perciò non funzionanti”, spiega D’Alonzo). Secondo il sindaco “il contenzioso pare superato”, e quindi tra non molto dovrebbero iniziare i lavori anche sul secondo tunnel. “Ho preso un impegno con le associazioni dei ciclisti per rendere perfettamente fruibile la strada maestra del parco”, conclude il primo cittadino di Crognaleto. Sportivi e turisti da tutta Europa, attratti nel nostro territorio anche dalla possibilità di poter scoprire le sue meraviglie in sella ad una bici, non aspettano altro.

Teramo provincia

Province, Teramo cancellata

I criteri approvati dal Consiglio dei Ministri salvano soltanto L’Aquila e Chieti. Su Facebook i teramani chiedono l’accorpamento con Pescara.

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